TRANSELVATIKƏ AL FREE-K PRIDE

Il 10 Luglio abbiamo partecipato al FREE-K PRIDE, il pride transfemminista, queer e indecoroso che ha attraversato le strade di Torino per rivendicare la libertà di tutti i corpi.
Qui il nostro intervento!

Noi siamo transelvatik*, un collettivo transfemminista, antispecista e anticapitalista. Ci ritroviamo qui oggi come persone che lottano contro le oppressioni del patriarcato e contro un sistema economico che ci riconosce solo se siamo produttiv* o riproduttiv
*.
La nostra è una lotta solidale con tutte le persone trans e queer marginalizzate o perseguitate perché non offriranno mai al capitalismo una famiglia nucleare produttrice di forza lavoro. La nostra è una lotta femminista, solidale con tutte quelle donne colpevolizzate di mancanza di affetto nei confronti dei propri cari  perché 
rivendicano maggiori tutele riguardo la condizione di casalinghe e madri, è una lotta solidale con tutte quelle donne che rifiutano la maternità, con tutte quelle donne a cui la maternità è stata imposta con violenza affinché partorissero schiavi per le piantagioni, con tutte quelle donne e bambine stuprate affinché il colonialismo mantenesse il suo ordine. Perché la storia del capitalismo è innegabilmente una storia di sfruttamento delle donne. Di coloro che vengono spinti ai margini della società, lontan* dall’essere vist*, lontan* dall’ essere ascoltat*
Meno visibili sono invece le oppressioni di altri corpi, costretti alla produttività e il cui sfruttamento è stato altrettanto alla base del capitalismo: si tratta degli animali non umani. 
Nelle fattorie erano i buoi, i muli, gli asini che trascinavano e spingevano carri, mietitrici, torchi e aratri.
Nelle miniere erano i canarini che morivano asfissiati per segnalare la presenza di gas pericolosi, i cani che cercavano i minatori dispersi, i pony che trasportavano carichi d’oro, argento e carbone.
Nelle piantagioni erano i buoi che prima dell’invenzione di pompe idrauliche o delle macchine a vapore cardavano e filavano il cotone.
In guerra erano i cavalli che trasportavano i beni di prima necessità o che morivano accanto a chi li aveva soggiogati.
Nelle città gli animali erano le macchine prima che le macchine fossero inventate.
Gli animali sono ovunque: sono nelle nostre scienze che li hanno eletti corpi sacrificali, sono nella nostra arte e nella nostra architettura, dove l’imponenza di un edificio storico è proporzionale a quella degli animali morti per costruirlo.
La storia del capitalismo è quindi altrettanto innegabilmente una storia dell’animalità. 
E fino a quando quel grattacielo che è il capitalismo avrà per fondamento l’oppressione animale, quel grattacielo continuerà ad esistere e ad essere abitato di oppressor* e continueremo nostro malgrado a essere ancora oppressor*. Noi quel grattacielo lo vogliamo far crollare, polverizzare, sradicare con tutte le fondamenta.