Cineforum antispecista – quarto appuntamento

Proiezione del documentario “Il mio amico in fondo al mare” e dibattito

Ospite: Stefania Valenti, naturalista e illustratrice del libro Inky

Per questo quarto appuntamento proponiamo la visione del documentario “Il mio amico in fondo al mare” (2020, diretto da Pippa Ehrlich e James Reed) che racconta l’incontro quotidiano per un anno tra un polpo e un umano nelle acque dell’Oceano Atlantico.

Questo documentario è una narrazione poetica sulla comunicazione interspecie. Raccontando la storia di una singola creatura marina, piuttosto che guardare quell’esemplare di polpo femmina come ad un generico membro di una specie animale, il film sfida, almeno in superficie, l’antropocentrismo mostrandoci gli interessi e la quotidianità di un individuo appartenente ad una specie diversa.

Tuttavia, il polpo, un animale invertebrato che abita profondità marine inaccessibili a molt* di noi, è davvero un simbolo di alterità oppure l’empatia che genera il documentario è possibile solo perché ci rispecchiamo nella sua intelligenza?

È davvero possibile empatizzare con un individuo di un’altra specie se non si abbandona l’idea di una Natura separata dall’Umano? Come porci di fronte alle pratiche di conservazione dominante che pongono l’enfasi su una generica biodiversità piuttosto che sui singoli individui animali?

Ne parleremo con Stefania Valenti, naturalista e illustratrice di Inky, libro per bambin* sulla storia vera di un polpo scappato da un acquario.

CINEFORUM ANTISPECISTA – SECONDO APPUNTAMENTO

Proiezione del documentario “Deforestazione made in Italy” e dibattito.

Per questo secondo appuntamento proponiamo la visione del documentario “Deforestazione made in Italy” (2019, prodotto e diretto da Francesco De Augustinis) che racconta come le eccellenze alimentari e artigianali italiane siano legate a doppio filo con la deforestazione dell’Amazzonia.

Con questo documentario, che offre una prospettiva inedita sulle responsabilità nazionali dei cambiamenti climatici, lanceremo alcune riflessioni sulle narrazioni dominanti in campo ecologico.

Il dibattito accesissimo sugli allevamenti intensivi, che accomuna i movimenti ecologisti e antispecisti, lascia nell’ombra le prime vittime di questo sfruttamento, ma soprattutto apre le porte ad un capitalismo verde fatto di allevamenti verticali, corpi animali manipolati per inquinare meno o a paesaggi bucolici dove gli animali condannati muoiono per un prezzo premium.

Un ambientalismo specista si traduce in #bioviolenza?
Quali sono le conseguenze di pratiche di attivismo (antispeciste ed ecologiste) che mirano ai consumi individuali invece di rivolgersi a problemi sistemici?
È corretto parlare di Antropocene quando i cambiamenti climatici sono opera di uno specifico tipo di società ed economia?

Ne parleremo insieme il 19!

CINEFORUM ANTISPECISTA – 1° APPUNTAMENTO

Sabato 29/05 ore 16.00 a Manituana (Largo Vitale 113, Torino)

Proiezione del documentario Virunga e dibattito. Ospite: Marco Reggio, attivista della campagna #StopCasteller.

Per questo primo incontro proponiamo la visione del documentario Virunga (2014, prodotto e diretto da von Einsiedel), che si concentra sul lavoro di conservazione delle guardie forestali all’interno del Virunga National Park, sito nominato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO che si trova nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo. Il documentario è stato universalmente acclamato dalla critica e ha ricevuto anche una nomination agli Oscar.

Noi ne proponiamo una lettura critica, smascherando la matrice coloniale e neoliberista del militarismo verde, occultata nel discorso pubblico da tecniche discorsive che normalizzano e legittimano un approccio militarista e mercificante della conservazione. Vogliamo anche mettere in evidenza l’ipocrisia e il malcelato razzismo delle politiche europee che in Africa finanziano un militarismo verde che caccia le popolazioni locali dalle loro terre in nome della conservazione della natura, mentre in occidente quella stessa natura viene accettata soltanto se è impacchettata, confezionata, ingabbiata e se non oltrepassa i confini tracciati dagli animali umani. Un esempio di questo è la gestione dellә orsә in Trentino: 20 anni dopo essere statә forzatamente reintrodottә sul territorio con il progetto Life Ursus, il risultato è che 34 di loro sono statә ingabbiatә, imprigionatә o uccisә perché consideratә troppo indisciplinatә.

Ne parleremo con un attivista della campagna #StopCasteller, campagna che nasce nel 2020 e ha all’attivo l’organizzazione di due manifestazioni nazionali a Trento e diverse azioni dirette sul territorio. Lə attivistə lottano per la liberazione dellə orsə detenutə nella struttura/prigione del Casteller e, più in generale, per l’autodeterminazione dellə orsə, riconoscendo agli animali la capacità di lottare e di manifestare la volontà di sottrarsi allo sfruttamento umano.